Se è stato missionario il profeta controvoglia Giona, possiamo farcela anche noi
Dal vangelo secondo Marco (Mc 1, 14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Il tema che attraversa la prima lettura e il vangelo di questa domenica è l’annuncio.
Nel vangelo Gesù proclama la “buona notizia” di Dio e in una frase viene sintetizzato il cosiddetto kerigma. Questa parola greca letteralmente indica il grido o il proclamare tipico di un banditore, un annunciatore di notizie in una piazza. L’annuncio deve essere quindi breve ed essenziale. Deve essere spogliato da tutti i particolari superflui e andare al cuore del messaggio che si vuole trasmettere. Come quello di Gesù e come quello di Giona. Gesù diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Invece l’annuncio bandito da Giona a Ninive, inizialmente con poca convinzione, ammonisce: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta». Possiamo addensare in una frase ciò che è importante per la nostra fede e che da senso alla nostra vita?
L’altra caratteristica di questi annunci è l’inaspettata efficacia. Come doveva essere la parola di Gesù per provocare le scelte radicali e improvvise di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni? Che sorpresa doveva aver provato il profeta Giona, vedendo i terribili abitanti di Ninive, nemici storici di Israele, vestire di sacco, digiunare e convertirsi in seguito alle sue parole, dette con timidezza e timore?
Ascoltando la Parola di Dio di questa settimana la nostra comunità si sente investita dal compito di essere missionaria. Eppure, più che come Gesù, ci sentiamo come il profeta controvoglia Giona. Nel libro Giona rappresenta un popolo di Dio preda dall’inadeguatezza e tentato dall’autosufficienza e dalla chiusura in sé stesso. Giona tenterà di scappare da Dio e dal compito da Lui affidatogli. E il suo atteggiamento testardo ed impenitente sarà ruvidamente paragonato prima alla fede e alla preghiera del multireligioso equipaggio della nave preda della tempesta e poi alla pronta ed inaspettata conversione dei pagani niniviti.
Anche noi di fronte al mondo odierno ci sentiamo schiacciati e impotenti come Giona davanti alla grande città larga tre giornate di cammino. Anche noi siamo spesso perplessi, vuoti di fede e pieni di rabbia di fronte all’incomprensibile abisso della misericordia di Dio. Eppure proprio a noi, Dio sta dicendo di vivere il tempo che siamo chiamati ad abitare e in esso di tornare ad annunciare il Vangelo.
Quando t’imbatti in una cosa bella, la racconti. E quando t’imbatti in una cosa vera, la dici. E se hai capito che la storia di Gesù ha illuminato il cammino del mondo e dell’uomo dandogli senso, allora lo racconti. Non puoi farne a meno. E se l’incontro con Gesù ha cambiato la tua esistenza dandole forza, direzione, senso, allora inviti gli amici a condividerla.
don Bruno Maggioni
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