40: tempo di prova, tempo per imparare, tempo per cambiare, tempo pieno di Dio
Dal vangelo secondo Marco (Mc 1, 12-15)
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Il numero 40 ricorre varie volte questa domenica. Innanzitutto nei 40 giorni della quaresima che abbiamo iniziato e che tutti gli anni ci invita ad un cammino di conversione comunitaria e individuale, a fermarci e guardarci dentro e attorno come singoli e come comunità. 40 è il numero della prova, del viaggio e del cambiamento. Una prova, un viaggio, un cambiamento esterni, ma soprattutto interni. Dicono i sapienti dell’ebraismo, rileggendo le pagine del passaggio del mare, dell’alleanza del Sinai e del lungo vagare del popolo di Israele nel deserto: Sono stati necessari 40 giorni per far uscire Israele dall’Egitto, ma 40 anni per far uscire l’Egitto da Israele. I mutamenti esterni e storici sono molto meno impegnativi della conversione: per cambiare la mentalità di un popolo, fa intendere la Bibbia, ci vogliono 40 anni.
Di 40 giorni è la durata del diluvio del tempo di Noè. Un episodio che introduce una sorpresa: il cambiamento di Dio. Andando contro ogni nostra convinzione sull’immutabilità di Dio, la Genesi ci racconta come Jahvé, scoraggiato dalla crescente malvagità degli uomini, decida di porre fine al mondo da Lui creato. Come l’ha creato così lo smantella. Decide però di salvare un piccolo resto di creazione e di incaricare Noè della costruzione dell’arca. Proprio a questo piccolo resto comunicherà di aver cambiato idea sul diluvio, di non voler più distruggere l’umanità e di aver rinunciato a fargli guerra a causa della malvagità umana. L’arcobaleno è il segno di questa pace: l’arco da guerra di Dio appeso al chiodo. L’alleanza (o meglio le varie alleanze che Dio instancabilmente proporrà all’umanità) sarà lo strumento di conversione dell’essere umano.
Di 40 giorni sarà la permanenza di Gesù nel deserto, in cui è stato spinto (o, meglio, “scaraventato”, dice letteralmente il testo) dallo Spirito per rinnovare e compiere il viaggio del popolo di Israele attraverso il Sinai e dentro sé stesso. Né l’alleanza stipulata con Mosè, né il viaggio verso la terra promessa, né i successivi secoli e i richiami dei profeti hanno completamente convertito questa piccola rappresentanza dell’umanità o ne ha eliminato la mentalità da schiavo. Gesù, come membro di Israele e dell’umanità, vivrà questi 40 giorni tra le tentazioni di Satana, il divisore che vuole separarlo dalla relazione con il Padre, e la vicinanza e provvidenza costante e totale di quest’ultimo, indicata nel testo dal servizio degli angeli. Esattamente come, tanti secoli prima, Israele sperimentò le attenzioni di un Dio che lo serviva e lo alimentava e la fatica della tentazione. Con la differenza che il vero uomo Gesù resiste dove Israele ha fallito e dove noi sperimentiamo il fallimento tutti i giorni.
E anticipa così quella alleanza sempre nuova che ci aspetta alla fine dei 40 giorni, la Pasqua.
Leggevamo or ora nel Vangelo che il Signore Gesù è stato tentato dal diavolo nel deserto. Perfetto! Il Cristo è stato tentato dal diavolo! Ma nel Cristo sei stato tentato anche tu, poiché il Cristo ha preso da te la carne per darti la salvezza; ha preso da te la morte, per darti la vita; ha preso da te gli oltraggi, per darti gli onori; quindi ha preso da te la tentazione, per darti la vittoria.
S. Agostino
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E anticipa così quella alleanza sempre nuova che ci aspetta alla fine dei 40 giorni, la Pasqua.
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