Una Parola che non si adatta, una scelta necessaria ma libera, una presenza che emancipa e riabbraccia
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Concludiamo questa domenica il lungo capitolo 6 di Giovanni, cominciando a comprenderne, forse, l’obiettivo: la relazione con il Risorto (che è poi ciò che chiamiamo “fede”) non è una di quelle cordiali e vaghe conoscenze che stanno bene in tutte le situazioni e in tutti i discorsi ma che non cambiano nulla della nostra vita e di ciò che siamo … Lui è il grande amore e l’amicizia eccezionale che esige di essere scelto.
Infatti il tema della scelta libera ma non indifferente (in una direzione o nell’altra) percorre tutte le letture della celebrazione pasquale di questa settimana. Alle dichiarazioni dei discepoli di Gesù (nuovi interlocutori nella parte finale del “discorso del pane di vita”) che lo abbandonano e tornano indietro o, come Pietro, lo scelgono ancora, fanno eco le tribù di Israele a Sichem interpellate da Giosuè (prima lettura) e il parallelo proposto da Paolo tra la relazione Cristo-Chiesa e quella marito-moglie, entrambi rapporti che implicano una scelta definitiva (seconda lettura).
«Questa parola è dura!» dicono i discepoli che lo seguono da tempo e che ora sono scandalizzati. Hanno infatti inciampato in una Parola che esige un cambio di mentalità e di vita. Non è l’attaccapanni a cui puoi appendere ogni ideologia o il colore neutro che sta bene su tutto. Perché non viene dalla “carne”, non è una parola umana, debole e limitata, ma è Spirito e Vita. La Parola e l’amicizia di Gesù dà una vita eterna, solida, non evanescente ma da gustare (come ci ricorda il salmo, ripreso anche questa domenica).
La scelta, che sia per Gesù o che allontani da Lui, però non è né fatta una volta per sempre. Chi gli dice oggi «Signore, da chi andremo?», domani lo rinnegherà e lo stesso Giovanni ha raccontato di un confuso e perplesso membro del Sinedrio, Nicodemo, che alla fine troveremo al sepolcro quando quasi tutti sono scappati. La scelta va fatta ogni giorno, è libera e lascia liberi.
L’icona del Padre misericordioso che lascia libero il figlio di decidere, non va a cercarlo per obbligarlo a cambiare idea, ma non lascia passare giorno che non sia sulla porta di casa ad aspettare il suo ritorno, fotografa bene la scelta a cui siamo chiamati.
Scegliere si rivela necessario più che mai nella cultura occidentale attuale, segnata dalla fine del regime di cristianità (dove tutti anche se non convinti, anche se solo formalmente o in maniera implicita, erano cristiani) e da diffuse e vaghe spiritualità adattabili a tutti i contesti e a tutti i capricci (ormai gli atei veri si contano sulle dita delle mani). Stiamo passando da un cristianesimo di convenzione a uno di convinzione.
Convinzioni e decisioni fragili, preda della fatica e della tentazione, da rinnovare giorno per giorno, soggette alle fasi e ai fatti della vita. Come siamo noi, figli minori o maggiori, più volte dentro e fuori dalla casa del Padre. Che sempre, qualunque sia la nostra scelta, ci attende sulla porta di casa per abbracciarci.
Il lungo cammino di Gv 6 giunge qui al suo termine. Fin dall’inizio del capitolo si è compreso che il “pane” vero non si raggiunge mediante l’impiego di ingenti somme di denaro (i duecento denari di Filippo), e ora si scopre che l’unico modo per averlo è affidarsi alle parole di Gesù che sono “spirito e vita”, il che implica appunto la decisione della fede.
Don Pasquale Pezzoli
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