La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia.
Evangelii gaudium, 33
Tra gli elementi di maggior portata teologica posti in evidenza dal Concilio Vaticano II spicca la corresponsabilità che ciascun battezzato – suo modo et sua parte – è chiamato ad esercitare all’interno del popolo di Dio anche attraverso l’assunzione di specifici uffici, incarichi e servizi per il bene comune.
Il Consiglio Pastorale, come altre forme affini di partecipazione ecclesiale, è un organo di comunione che, come immagine della Chiesa, esprime e realizza la corresponsabilità dei fedeli (presbiteri, diaconi, consacrati e laici) alla missione della Chiesa, a livello di comunità cristiana parrocchiale.
La Conferenza Episcopale Italiana nel documento Comunione e Comunità ricorda che il Consiglio Pastorale Parrocchiale è uno degli organismi di comunione ecclesiale e sono “scuole e palestre che educano al senso e al servizio della comunione e contribuiscono — nella misura della loro natura e delle loro finalità — non solo a creare una mentalità nuova, ma a costruire la realtà e a rivelare la fisionomia nuova della Chiesa conciliare”.
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale è l’organismo attraverso il quale si cerca, oggi, di fare in modo che ogni battezzato esprima la sua vocazione e partecipi alla missione della Chiesa.
“I laici, radunati nel popolo di Dio e costituiti nell’unico Corpo di Cristo sotto un solo capo, chiunque essi siano, sono chiamati come membra vive a contribuire con tutte le loro forze, ricevute dalla bontà del Creatore e dalla grazia del Redentore, all’incremento della Chiesa e alla sua ininterrotta santificazione” (LG 33).
La collaborazione comprende anche il diritto-dovere di consigliare: “I laici, nella misura della scienza, della competenza e del prestigio di cui godono, hanno il diritto, anzi a volte anche il dovere di far conoscere (ai propri pastori) il loro parere su quanto attiene al bene della Chiesa” (LG 37).
Il diritto-dovere dei laici, religiosi, presbiteri di consigliare i propri pastori fonda non solo e non tanto sul fatto che essi siano dei competenti, quanto più radicalmente sul fatto che, mediante i sacramenti del battesimo e della cresima e mediante i doni dello Spirito, essi hanno la capacità di percepire soprannaturalmente quel che è bene per la Chiesa e, quindi, hanno la capacità di illuminare i propri pastori.
Il Consiglio pastorale per gli affari Economici, costituito dal Parroco in attuazione al Can. 537 del Codice di Diritto Canonico, è l’organo di partecipazione dei fedeli alla gestione economica della Parrocchia.
La nota della Conferenza Episcopale Italiana “Il Volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” al n. 12, dice: “Altrettanto importante è il regolare funzionamento del consiglio per gli affari economici. Il coinvolgimento dei fedeli negli aspetti economici della vita della Parrocchia è un segno concreto di appartenenza ecclesiale”.